ADOLFO CELI, UN UOMO PER DUE CULTURE
 
 

Adolfo Celi, il “cattivo” per antonomasia, è stato uno degli attori più importanti del cinema italiano. Film come “007 Operazione Tuono”, “Amici miei”, “Sandokan”, “Il fantasma della libertà”, hanno contribuito a rendere l’artista siciliano un attore di statura internazionale ed uno dei volti più noti al pubblico italiano. Pochi però sanno che Adolfo Celi, dal 1948 al 1964, ha vissuto e lavorato in Brasile e che oggi viene considerato uno dei principali fondatori del Cinema e del Teatro brasiliano moderno.


LA STORIA

Nato a Messina nel 1922, Adolfo era figlio di un prefetto del Regno d’Italia e, a causa della professione del padre, trascorse l’infanzia e l’adolescenza viaggiando in varie città italiane insieme a sua sorella Flavia.

Nel 1942 entrò nel corso di regia all’Accademia d’Arte Drammatica, la più importante scuola di teatro e recitazione in Italia I suoi amici e compagni di classe, furono quella generazione che fece la storia più grande del cinema italiano: Vittorio Gassmann, Alberto Sordi, Federico Fellini, Luciano Salce e tanti altri.

Dopo l’Accademia, Celi fece alcune regie teatrali a Roma e Milano ed esordì come attore nel 1945 in “Un americano in vacanza”, di Luigi Zampa. L’anno successivo fece una parte in “Natale al campo 119” con Vittorio de Sica ed Aldo Fabrizi e nel 1947 ottenne il suo primo ruolo da protagonista in “Proibito rubare” di Luigi Comencini. Nel 1948 partecipò al film che cambiò la sua vita. Venne scritturato da Aldo Fabrizi per una parte in “Emigrantes”, un film girato in parte in Argentina. Terminate le riprese a Buenos Aires, Celi decise di rinviare la partenza di un mese, si trasferì a S. Paolo in Brasile dove alcuni grandi industriali volevano creare un nuovo cinema nazionale e rinviò la partenza di un altro mese. Fu così che, rinvio dopo rinvio, rimase in Brasile per 15 anni.

Furono anni di gloria e di successi. Nel 1949 il teatro in Brasile era fermo a tematiche e stilemi ottocenteschi e Adolfo Celi portò con sè, dall’Europa, un grande bagaglio di cultura teatrale e le piu’ moderne tecniche di recitazione ed allestimento scenografico.

In quindici anni di intensa attività lavorativa, egli rivoluzionò tutto il settore delle arti sceniche brasiliane fondando un teatro stabile (Teatro Brasileiro di Comédia), una compagnia di Teatro di prosa (Tonia-Celi-Autran) e una produzione cinematografica, la storica “Vera Cruz” che diede il via alla prima forma di cinema nazionale e moderno in Brasile. Questa produzione cinematografica, finanziata da un gruppo di industriali di San Paolo, si proponeva di impiantare in Brasile il modello produttivo di Hollywood

utilizzando soggetti e argomenti locali ma avvalendosi della tecnica e dell’esperienza europea. Celi diresse il primo film della Vera Cruz, “Caicara” (1950) e successivamente “Tico Tico no fuba” (1952); due film che, oltre a rivelare il suo grande talento di regista cinematografico, sono oggi considerati due classici del cinema brasiliano moderno. All’inizio degli anni ‘60 egli sentì di aver dato e ricevuto tutto dal Brasile e decise così di ritornare in Italia. Nel suo terzo e ultimo lavoro come regista cinematografico, “L’Alibi” (1968), un film autobiografico diretto insieme a Vittorio Gassmann e Luciano Lucignani, racconterà la sua lunga esperienza sudamericana. Nel 1963 venne chiamato a interpretare “L’uomo di Rio” e poco dopo il film che lo rese famoso in tutto il mondo: “007 Operazione Tuono”.

Fu così che, a 45 anni, iniziò una nuova carriera di attore cinematografico di successo. Grazie al suo talento, al suo volto particolare e al fatto che era uno dei pochi attori italiani che sapesse recitare in inglese, fece negli anni ’70 decine di film internazionali in tutto il mondo come “Gran Prix”, “Il fantasma della libertà”, “Il tormento e l’estasi”, “Il colonnello Von Ryan”, “Il magnifico Bobo”, e molti altri.

In italia fu anche la televisione ad accrescerne la popolarità: “Petrosino”, “La baronessa di Carini”, “Sandokan”, sono solo alcuni degli sceneggiati che lo resero un volto molto noto al pubblico italiano, ma grande notorietà derivò anche dal suo ruolo del professor Sassaroli in “Amici miei”.

Continuò a lavorare intensamente in teatro, cinema e televisione fino al 17 febbraio del 1986 quando un improvviso quanto inaspettato infarto lo portò via prematuramente dallo spettacolo e dall’affetto dei suoi figli. Se ne andò via sul lavoro, la sera della prima de “I misteri di Pietroburgo” di cui era regista e interprete, a pochi minuti dal “chi è di scena”.



 
un film documentario di Leonardo Celi

INTERVISTE E CONTRIBUTI

Nel documentario sono presenti artisti e persone del mondo dello spettacolo che hanno lavorato con Adolfo Celi o condiviso con lui esperienze di vita. Tra gli altri, hanno concesso un’intervista Mario Monicelli, Ennio Morricone, Enrico Montesano, Andrea Giordana, Adalberto Maria Merli, Alessandro Haber, Gastone Moschin, Luigi Squarzina, Marco Leto, Paolo Villaggio, Sergio Sollima, Kabir Bedi, Fabio Carpi, Tullio Kezich, Ugo Gregoretti, Sergio Fantoni, Giuliano Montaldo, Tonia Carrero, Paulo Autran, Cecil Thiré, Odete Lara, Millor Fernandes, Anselmo Duarte, Fernanda Montenegro, Eliane Lage, Paulo Cesar Saraceni.

ADOLFO CELI, 
UN UOMO PER DUE CULTURE

ADOLFO CELI, 
A MAN FOR TWO WORLDS
95 minutes, betacam sp/ PAL/ 2006

PRODOTTO E DIRETTO
DA
LEONARDO CELI

FOTOGRAFIA
Marco Tani, Mauro Falomi, 
Duanne W. Buss
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musiche
 Heitor Villalobos, Ennio Morricone, Hans Zimmer
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TESTI
LEONARDO CELI

MONTAGGIO
PAOLO SARACINO

AIUTO REGISTA
DANIELA CARRERAS
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IN ASSOCIAZIONE CON
LA7
SKY ITALIA
GLOBOSAT CANALBRASIL

una produzione 
CELIFILMS © 2006

GUARDA LA VERSIONE RAI 
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